giovedì 25 ottobre 2012

Un istante di passato.
 
Non mi capita mai di pensare al passato, a chi ha fatto parte della mia vita.
Chi ha condiviso con me un tratto del mio cammino terreno è accantonato in angoli della memoria difficili da raggiungere. Troppo dolore. Troppe lacrime in quei giorni ormai lontani.
Ma….negli ultimi giorni uno spiraglio si è aperto. All’improvviso e per pochi istanti. E si è richiuso subito, quello spiraglio che si affacciava su un angolo particolarmente doloroso.
Era il 1992, giugno ’92, la scuola era finita, io ero una ragazzina che aveva da poco imparato il significato della parola “morte”, e la morte era scesa in me, la morte dell’entusiasmo, della felicità, della consapevolezza che mai più avrei condiviso successi e delusioni future con colui che la vita me l’aveva donata.
Ma uno squarcio di luce arrivò in me, una luce apparente, ma questo lo scoprii solo anni dopo, in quel momento mi sembrava la luce della speranza e di un amore da scoprire. Mi innamorai, come si innamorano tutte le adolescenti. Non ho mai pensato di avere sbagliato, nella vita si fanno tanti sbagli, e ce ne accorgiamo solo quando ne paghiamo le conseguenze. No, quello non fu uno sbaglio, perché quella storia mi lasciò qualcosa di grande, di intenso, di forse eterno, e che è ancora in me.
Era un tipo strano, questo è certo, diverso dagli altri (io e la diversità andiamo di pari passo), con passioni e interessi diversi. Nella nostra comitiva tutti ascoltavano De Andrè, Guccini, De Gregori, simboli allora di un orgoglio comunista che aleggiava in noi. Lui si distingueva, amava alla follia Battiato e mi indottrinò…..così definiva il suo volermi avvicinare al cantautore siciliano….ed io lo lasciai fare, e non perché solitamente “accetto” o “faccio mio” ciò che piace a chi mi sta accanto, non sono il tipo, non fosse altro perché mi piace stuzzicare giocando a fare il bastion contrario e principalmente perché sono dotata di un cervello "quasi" funzionante che mi impedisce di emulare o farmi imboccare cose che non mi appartengono solo per amore dell'amore. Del resto amo distinguermi e non conformarmi.
Quando una storia finisce lascia, normalmente, solo un bagaglio di delusioni e amarezza, di ricordi felici e dolorosi, di giorni pieni di risa e di pianti, di amore e di sesso, a me ha lasciato solo un bagaglio molto più intenso, molto più duraturo e consapevole. A me quella storia ha lasciato in eredità solo la passione per il Maestro,  il resto è rimasto lì in quell’angolo in fondo alla memoria e lì rimarrà per sempre. Solo per un istante l’altra sera i ricordi sono sfuggiti al controllo, e sono affiorati, il ricordo di quei primi mesi e del primo ascolto e dell'orizzonte che mi si è aperto.
Fu in quei primissimi mesi di relazione che mi avvicinai al mondo Battiato.
Mondi lontanissimi, questo fu il primo album che ascoltai e fu subito amore. Il brano che mi conquistò più di tutti fu  L’animale, la sentivo mia quella canzone, mi era entrata fin nelle viscere e mi ci aggrappavo nella più totale disperazione.
 
Vivere non è difficile potendo poi rinascere
cambierei molte cose un po' di leggerezza e di stupidità.
Fingere tu riesci a fingere quando ti trovi accanto a me
mi dai sempre ragione e avrei voglia di dirti
ch'è meglio se sto solo ...
Ma l'animale che mi porto dentro
 
non mi fa vivere felice mai
 
si prende tutto anche il caffè
mi rende schiavo delle mie passioni
e non si arrende mai e non sa attendere
e l'animale che mi porto dentro vuole te.
Dentro me segni di fuoco è l'acqua che li spegne
se vuoi farli bruciare tu lasciali nell'aria
oppure sulla terra.
 
In poco tempo diventai una cultrice dell’arte di Battiato, ascoltai ogni suo album, amai le sue canzoni, alcune le feci mie, alcune mi accompagnarono nei momenti più bui della mia giovane vita, alcune mi fecero sorridere per la stravaganza o per le sonorità inascoltabili, altre mi fecero piangere per la gioia, altre mi lasciarono indifferente, altre ancora non ho saputo comprenderle per l’astrusità del testo. Ma ancora oggi sono qui, come 20 anni fa, ad ascoltare la sua arte, sempre intensa, in continua evoluzione, oggi come allora leggo i suoi testi e ne resto affascinata, poesie che possono germogliare e maturare solo in un animo straordinariamente sensibile e colto.
Sono consapevole che la sua arte non arriva dovunque, non è quello che vuole lui, ed io me ne compiaccio. E ne godo.
Adesso che è uscito il suo nuovo lavoro mi inebrio con sonorità nuove che si mescolano a quelle del passato, con testi tutti da studiare e da leggere e rileggere più volte….ma ce n'è una che più di tutte mi fa tremare, un unica canzone che sin dal primo ascolto mi è entrata dentro, l'unica che mi commuove fino alle lacrime...Un irresistibile richiamo....
 
 
Era magnifico quel tempo, com'era bello,
quando eravamo collegati, perfettamente,
al luogo e alle persone che avevamo scelto,
prima di nascere.
Il tuo cuore è come una pietra coperta di muschio,
niente la corrompe.
Il tuo corpo è colonna di fuoco affinché
arda, e faccia ardere.
Le mie braccia si arrendono facilmente
le tue ossa non sentono dolore.
I minerali di cui siamo composti,
tornano, ritornano all'acqua.
Un suono di campane
lontano, irresistibile, il richiamo
che invita alla preghiera del tramonto.
Gentile è lo specchio, guardo e vedo
che la mia anima ha un volto.
Ti saluto divinità della mia terra...
il richiamo mi invita.
 
 
 
 
Ciò che mi piace di Battiato? al di la delle valutazioni che gli estimatori di Battiato fanno, leggendo nei suoi testi citazioni a Dante, Teresa d'Avila, a filosofi, personaggi storici o mitologici, ognuno di noi può leggervi qualcosa, ognuno di noi leggendolo e lasciandosi andare ascoltando la sua voce pacata e le sonorità che la accompagnano può toccare e scoprire corde del proprio animo, magari sepolte, magari dimenticate, o semplicemente mai scoperte. Per me la grandezza di Battiato è questa, attraverso la sua arte si aprono porte inesplorate in noi stessi. 
 
 
 

mercoledì 10 ottobre 2012

Una telefonata.
Sei tranquilla o almeno apparentemente lo sei. Non puoi permetterti di mostrarti sofferente, tanto nessuno capirebbe. La vita scorre tra la solita quotidianità ed attimi di solitudine che riesci a dedicarti, durante i quali ti fai mille domande e ti chiedi perché.
Ma continui a vivere e sperare e cerchi di dimenticare.
Poi arriva una telefonata inattesa che ti catapulta in un passato vicino.
Ti dicono che bisogna rifare un prelievo, perché dall'esame istologico.....oddio, spengo la tv, mi siedo, tremo, penso a Principessa....risulta che alcune parti della placenta non sono state espulse, c'è stata un'emorragia il giorno prima e potrebbero essere andate via col sangue che lava ogni cosa, ma devono essere sicuri.
In qualche modo ti tranquillizzi, smetti di tremare, le guance si colorano di nuovo e pensi che domani andrai a fare il prelievo.
Arriva domani.
Sei davanti alla posta del reparto e ti senti di nuovo le gambe molli. Stanza n° 1 letto n° 3. Lo trovi vuoto, nessuno oggi occupa il tuo letto. E all'improvviso ti assalgono i ricordi.
I giorni del ricovero. Le mille domande fatte ai dottori che erano ormai stanchi di sentirsi chiedere se davvero la gravidanza doveva essere interrotta; le visite di Principessa che mi riempivano di gioia; e l'attesa del raschiamento, durata 24 ore.
E poi arriva il momento. Pensi di essere pronta, sai già da settimane che quel bambino non avrà la fortuna di nascere, ma il raschiamento è la fine di ogni sogno.
E ti portano nel blocco delle sale operatorie e senza vergogna noti subito che "per fortuna" non c'è nessun travaglio in atto, poi passi davanti alla Stanza Viola con i fiori dipinti sul soffitto, quella in cui è nata Principessa, ed infine arrivi davanti alla sala operatoria.
Ci saranno almeno 6 persone, noti con occhi spaventati, tutti parlano amabilmente di assenteismo sul posto di lavoro, e tu sei lì da sola con te stessa, poggi per l'ultima volta la mano su una pancia inesistente, ma sai che lui è lì ancora anche se per poco.
Un fulmine e pensi che almeno sei stata graziata, era troppo piccolo, non si vedeva nulla, niente battito e quindi nessun volo pindarico della mente.
Però....però soffri, ti senti trafitta dal dolore, dalla sconfitta, e le lacrime girano negli occhi ma non scendono a rigare il viso.
L'anestesia. Arriva anche la paura, paura di non rivedere Principessa, di non potere più giocare con lei, di non vederla crescere, di non potere essere un giorno orgogliosa della donna che diventerà, ma il tempo per farsi assalire dalle emozioni è finito, il soffitto inizia a girare vorticosamente e tu ti abbandoni a quello che sarà.
 
In pochi secondi ripercorri quello che hai vissuto in 3 giorni, prodigi della mente! Nel frattempo però sei arrivata davanti alla sala prelievi e ti scrolli di dosso tutto, entri, sorridi e una capo sala gentilissima ti spiega tutto, ti tranquillizza come fa una mamma quando vede la propria figlia spaventata.
Esci dal reparto sollevata, forse, in fondo in fonfo, rivivere quei momenti in qualche modo ti ha sollevata, ti sei liberata di un demone. E la speranza ritorna.