Nelle scorse settimane la mia Principessa è stata male.
Abbiamo vissuto per 10 giorni chiuse in casa a combattere con febbre, vomito,
diarrea, stanchezza, inappetenza e antibiotici dal gusto orrido. Sono stati
giorni snervanti. Stancanti. Deliranti. Giorni in cui per l’ennesima volta mi
sono ritrovata a pensare a quanto sono fortunate le mamme che lavorano. Ebbene
si. Una donna/moglie/mamma che lavora arriva alla fine della giornata sicuramente
meno stressata e nervosa rispetto a una donna/moglie/mamma che ha liberamente
scelto di non lavorare, e di questa cosa ne sono fermamente convita, anche in
virtù della mia personale esperienza.
Dopo la nascita di Principessa ho avuto modo di lavorare per
alcuni mesi, mesi in cui la piccolina è stata anche male e che è stata
forzatamente lasciata ai nonni perché non potevo assentarmi in ufficio. Ricordo
quei mesi quasi con nostalgia, perché l‘impegno quotidiano mi costringeva,
piacevolmente, a prendermi cura di me, a vestirmi sempre in un certo modo, ad
essere perfetta o quanto meno presentabile, ma cosa fondamentale mi costringeva
a dovere staccare mentalmente la spina, una volta entrata in ufficio io dovevo
concentrarmi sul lavoro e le pause che mi concedevo le trascorrevo chiamando i
nonni per avere notizie della mia bambina ma soprattutto mi dedicavo ai
colleghi. Inevitabilmente corpo e mente erano lontani da casa, dai problemi,
dalle preoccupazioni. Stavo meglio. Tornavo a casa la sera stanca dell’alzataccia
all’alba e del viaggio in treno, ma ero carica e pronta ad affrontare il resto della
giornata dividendomi tra famiglia e pulizie. Stavo meglio, ero appagata,
soddisfatta, sempre in ordine, ma soprattutto io ogni giorno staccavo la spina.
Adesso non è più così. Ho scelto di stare a casa, e non ho
pentimenti. Ma ci sono giorni in cui mi sento soffocare. Giorni come le scorse
settimane, quando il mio unico e perpetuo pensiero era Principessa che non
stava bene. Quando alle 5 del pomeriggio mi rendevo conto di non essermi ancora
lavata il viso. Quando senti che il mondo in cui hai scelto di vivere è
talmente immenso di emozione ma altrettanto privo di vie di fuga. Quando ti
guardi allo specchio e ti rendi conto che l’immagine che vedi riflessa nello
specchio non ti appartiene perché non sei tu quella con il viso tirato, le
occhiaie, le sopracciglia incolte, i capelli bianchi che spuntano da una criniera
assolutamente non in ordine! Non sei tu quella donna che sogna solo di andare a
letto e dormire ininterrottamente fino al giorno dopo!
Ed in quei giorni ho
detestato, quasi odiato, quelle donne che ti guardano come se fossi una pazza
quando dico che sono stanca e stressata. Ho detestato, quasi odiato, il senso
di timore che avevo quando provavo a lamentarmi con amici o parenti del mio
stare rinchiusa in casa. Perché la verità è che la donna che non lavora non ha
considerazione alcuna da parte degli altri. La donna che non lavora per l’opinione
comune non ha diritto di lamentarsi di stanchezza, mancanza di riposo, poca
cura di se stessa, mancanza di tempo. Eppure è così. Una donna/moglie/mamma che
non lavora non sempre è libera come l’aria, non sempre ha il tempo per uscire,
fare shopping, andare dall’estetista, ma il più delle volte è concentrata sui
suoi figli, sul marito, sulla casa e quasi mai su se stessa.
La donna/moglie/mamma che non lavora è un contenitore di
altruismo, di amore totale e incondizionato verso gli altri e non ha spazio per
pensare a se stessa o esclusivamente a se stessa. E per questo va rispetta nello stesso identico
modo in cui si rispetta una donna che lavora. La considerazione deve essere
identica e messa sulla bilancia utilizzando pesi identici. Perché fare la mamma
e la moglie a tempo pieno è un lavoro che si sceglie liberamente di
intraprendere, è una carriera senza scatti di anzianità e retribuzione, è un
lavoro a tutti gli effetti, che non comporta l’ausilio di baby sitter, tate,
nonni, donne di servizio, ma si sceglie di farlo da sola, e comporta fatica.
Quando mi chiedono che lavoro faccio io da qualche tempo
ormai non rispondo più che sono una casalinga, ma rispondo dicendo che il mio
lavoro è fare la mamma e la moglie. E non me ne vergogno più. Anzi mi sento
orgogliosa, e in alcuni casi mi sento anche un gradino più in alto rispetto ad
altre donne.
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